L’emergenza Covid-19 ha modificato le nostre abitudini al punto tale da mettere in discussione anche i servizi essenziali per la popolazione, uno di questi è lo smaltimento dei rifiuti. Cerchiamo di capire se e come il Coronavirus cambierà la raccolta differenziata.
Nonostante le linee guida emanate dall’Istituto Superiore della Sanità siano state molto precise, la raccolta differenziata ai tempi del Coronavirus si è trovata ad interagire con diverse tipologie di utenti (in quarantena, positivi ed in lockdown) ed un numero sempre maggiori di rifiuti speciali.
Avete capito bene, mentre il normale consumatore ha continuato a conferire i rifiuti in modo corretto, è aumentata a dismisura la quantità di rifiuti speciali da smaltire per via del sovraccarico sanitario.
Come diretta conseguenza dell’epidemia, gli scarti all’interno dei diversi reparti ospedalieri interessati si sono addirittura quadruplicati creando non pochi problemi ad un sistema in emergenza.
Il futuro della raccolta differenziata in emergenza
Insomma, come abbiamo potuto vedere, il Coronavirus non ha risparmiato neanche il sistema di gestione rifiuti, la cui organizzazione rischia seriamente di essere messa in discussione.
Il primo problema da affrontare riguarda le cosiddette “plastiche nobili” quei materiali estratti dalla plastica che vengono utilizzati per produrre alcuni dettagli importanti delle auto di lusso. Questo materiale attualmente è stoccato all’interno di impianti ormai fermi.
L’altra faccia del problema,invece, è rappresentata dalla carenza di un materiale importantissimo come il vetro (la peculiarità del vetro è che si ricicla al 100%).
A causa della chiusura delle attività del settore horeca, la raccolta differenziata del vetro è calata di circa il 20% (al netto degli aumenti di consumo in ambito domestico), un danno che potrebbe influire sull’intera filiera, fino al consumatore.
Nel breve periodo potremmo correre un duplice rischio, rappresentato dalla necessità di liberare magazzini che esplodono da un lato e dalla carenza di materie prime dall’altro.
Proprio così, una delle più grandi preoccupazioni è lo smaltimento di quei rifiuti che attualmente stanno intasando i depositi delle aziende di riciclo, il cui accumulo potrebbe costringere le autorità a smaltirli direttamente negli inceneritori dopo averli dichiarati “indifferenziati”.
Ma non finisce qui perché la carenza di materie prime, come il vetro di cui abbiamo parlato prima, creerebbe un problema molto serio sull’intero ecosistema dei rifiuti rischiando di interrompere quel ciclo virtuoso che si era venuto a creare grazie allo sviluppo dell’economia circolare.
L’emergenza, quindi, da sanitaria si è già trasformata in ambientale ed industriale.
Guanti e mascherine: un problema per la gestione rifiuti
Durante il periodo più duro del lockdown abbiamo assistito ammirati e felici alle bellissime immagini che raccontavano di una natura impegnata a riprendersi gli spazi che fino a pochi giorni prima erano ad uso esclusivo dell’essere umano.
Ma evidentemente questo stupore, utile per gli occhi e per l’anima, non è stato assimilato nel modo corretto a giudicare dalla quantità di guanti e mascherine che ormai siamo abituati a vedere gettati per strada.
Per strada oppure davanti ai supermercati assistiamo, sopratutto negli ultimi giorni, ad un vero e proprio attentato al decoro urbano. Ed è solo la punta dell’iceberg.
Le diverse testate giornalistiche hanno provato ad elaborare dei report previsionali del disastro al quale stiamo andando incontro: entro la fine dell’anno si prevede un consumo di mascherine pari a poco più di un miliardo.
E dove andranno a finire questi rifiuti? Probabilmente per strada e nei mari.
A questo punto è inutile precisare che il materiale di cui sono composte le mascherine arrecherà gravi danni all’intero ecosistema.
Quindi, come smaltire correttamente i guanti e le mascherine? Le linee guida dell’ISS anche in questo caso sono molto chiare: a causa del potenziale pericolosità i guanti e le mascherine vanno gettati nell’indifferenziata, preferibilmente utilizzando due buste, una dentro l’altra.
L’importante è non gettarli per strada, in spiaggia o in qualsiasi altro luogo dove potrebbero creare problemi alla salute ed all’ambiente.